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Iniziano gli anni 70 e la Eko guidata da Augusto Pierdominici si prepara ad affrontare con grinta il nuovo decennio, con nuovi prodotti all'avanguardia sia dal nuovo reparto Ekoelettronica che da quello Chitarre di Remo Serrangeli.

Lorenzo

Mentre inizialmente la fabbricazione di organi Ekosonic e amplificatori era affidata alla Galanti e nel ‘65 a Cremonini (che produsse Viscount, Duke, Herald e Valet ma anche i pick-up per le chitarre Eko e Vox che precedentemente uscivano dalla CRB), nel 1968 la Eko fondò la EME con la Danieli Milano, la JMI e la Thomas e prese in carico la produzione degli strumenti elettronici a nome Eko, mentre i mobili che contenevano le parti elettroniche venivano fabbricati in due reparti gestiti dalla sezione legno di Remo Serrangeli, che continuava ad occuparsi di chitarre, officina e manutenzioni.

Ekoelettronica

Dopo la progettazione del bellissimo modello Auriga chitarra e basso, Augusto Pierdominici passa a guidare la Eko a dirigere la produzione della neonata divisione di progettazione elettronica della Eko, che vedrà al comando del reparto progettazione e costi Felice Labianca e che partì alla grande nel ‘72 con la nascita dell’incredibile ComputeRythm.

La Eko ComputeRythm è la prima batteria elettronica interamente programmabile della storia, un piccolo mostro che ha fatto la storia grazie ai dischi di personaggi come Tangerine Dream, Manuel Gottsching (che la comprò proprio da Chris Franke dei TD) e Jean-Michel Jarre (da Oxygene), il quale ancora oggi ne fa uso, tessendone lodi appassionate.

Jean Michel Jarre con Eko ComputeRythm

Eko ComputeRythm, prima drum machine interamente programmabile della storia

Manuel Göttsching (Ash Ra Tempel) con Eko ComputeRythm

La splendida creatura di Giuseppe Censori e Aldo Paci aveva addirittura la possibilità di salvare i preset su schede traforate e la sua estetica così peculiare la portò ad essere addirittura protagonista delle scenografie di alcuni film di fantascienza del periodo.

Uno dei pochi esemplari ancora rintracciabili è oggi di proprietà del Museo del Synth Marchigiano e Italiano.

Hainback e la Eko ComputeRythm

In seguito nasceranno, oltre a tutta una serie di organi casa di varie fasce di prezzo, la celeberrima serie degli organi Tiger (un successo da 55.000 esemplari prodotti in tre anni), il piano elettrico Sensor, le pedaliere per bassi K1, K2 e K3 e nel ‘74 il synth monofonico Ekosynth e lo Stradivarius, synth di violini.

Eko Tiger 61

Il New Tiger Duo su progetto di Fabio Conti: la tastiera superiore dell’organo scorre su binari interni e si chiude fino a diventare una valigia.

Ekosynth

Eko Stradivarius

Fu creata anche una linea di pedali effetto come lo wha Strepitoso, il simulatore di rotary speaker Sound e il Mitico Multitone, uno dei primissimi pedali multieffetto analogici (volume, wha, bass/treble booster, distorsore e repeat percussion), che pare siano nati addirittura nel 1969.

Multitone

Eko Multitone

Strepitoso wha

Pedali Ekosound, Multitone e pedaliera bassi Special o K1

Nel 1975 la EME passerà di proprietà alla Farfisa e gli ultimi prodotti del reparto elettronico Eko saranno nel ‘79 il P 15, monosynth analogico a controllo digitale con preset, e l’Ekopiano ad inizi ‘80.

Ekosynth P 15

Nel frattempo, al reparto chitarre

Mentre il reparto di Pierdominci faceva furore, Serrangeli non stava certo a guardare e, tra il ‘74 e il 75 riprese lo studio tecnico della fisica degli strumenti a corda e delle forze agenti su di esso. A questo scopo acquistò lo stesso complesso macchinario Bruel Kier che veniva utilizzato all’università di Cremona per tale scopo e diede inizio alla produzione della Alborada.

Da queste esperienze, tre anni dopo, nacque la Giuliani, autentico modello di punta (anch’essa in massello e tavola in pregiatissimo abete Val di Fiemme), che veniva fornita con attestazione della curva di risposta, realizzata proprio con quella apparecchiatura. Tale documento dava la possibilita al cliente di tornare dopo anni in fabbrica e ripetere il test per controllare la maturazione dei legni e il conseguente aumento di volume dello strumento.

Chetro e Korral

Serrangeli e De Carolis con la Chetro

Le Chetro di De Carolis

Nello stesso periodo cominciò la progettazione delle prime acustiche professionali e, in collaborazione con John Huber, liutaio e all’epoca area manager della Martin in Europa, progettò la Korral Special, anch’essa interamente in massello e con top solido in Val Di Fiemme e tastiera in ebano. Da questa nascerà la Chetro, la prima delle quali fu un esemplare a 9 corde creato per Ettore de Carolis (Chetro è appunto il nome di sua figlia). Le etichette interne alla buca, con descrizioni di materiali e lavorazione, in tutti e quattro gli strumenti acustici venivano scritte a mano con inchiostro a china da Ettore Guzzini, Manager Italian Market di Eko, che scriveva anche il nome del proprietario sugli esemplari destinati a diventare Signature.

Poi ci fu la produzione della Ranger nera di Bennato che vendette 6500 esemplari e alla fine degli anni 70 nacquero le elettriche monoblocco come la M24, ma di questo parleremo nella parte dedicata agli anni 80 della Eko.

La piccola Chetro De Carolis con la chitarra che ha preso il nome da lei, il prototipo 9 corde

Catalogo strumenti acustici 1975

Chi suonava Eko negli anni 70

Mick Taylor

Mick Jagger

Martin Barre (Jethro Tull)

Mike Rutherford (Genesis)

Peter Ham (Badfinger)

Joe Egan (Stealers Wheel)

Stealers Wheel – Stuck In The Middle With You

Jimmy Page (Led Zeppelin)

Bob Marley

Lucio Battisti e Ornella Vanoni

Mia Martini con una J56/1

Ron e Lucio Dalla

Guccini con una Chetro

Fabrizio De Andrè con la PFM (Lucio “violino” Fabbri suona una Chetro 12)

Peter Van Wood con Ranger 12 Electra

Lino Vairetti (Osanna) con Ranger 12

Pino Daniele con la Ranger 12 che fu di Lino Vairetti degli Osanna

Vanna Brosio con Ranger 12 Electra

Renato Zero con Rio Bravo

The Trip con strumenti Eko (Billy Grey con chitarra Kadett e Joe Vescovi con organo Ekosonic)

Clicca il pulsante e guarda The Trip con gli strumenti Eko (chitarra Kadett, Organo Ekosonic)

Un caro ringraziamento all’amico Roberto Bellucci di Elettronica Musicale Italiana per le informazioni integrative sulle creazioni del reparto Ekoelettronica.

L’articolo continua nella terza parte: Eko – gli anni 80

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